Impermeabilizzazioni Specialistiche
Nei siti adibiti a discarica che ospitano diversi tipi di rifiuti, l’impermeabilizzazione di questi ricopre particolare importanza poiché deve rispondere ad una totale sicurezza e durata nel tempo, al fine di evitare il pericolo d’inquinamento del sottosuolo.
Per il tipo di rifiuti che verranno accolti in discarica vi è uno studio attento di progettazione, seguendo una procedura che verrà poi approvata dagli organi competenti, per cui risulta importante:
- la scelta del sito, in quanto deve soddisfare esigenze di natura fisica/ambientale e urbanistica;
- la scelta della materia prima ideale e affidabile, per una totale sicurezza e durata dell’impermeabilizzazione;
- la scelta, indispensabile e/o aggiunta, della materia secondaria (naturale e/o sintetica);
- la scelta del tipo di zavorramento a protezione fisica del manto primario;
- la programmazione futura per lo sfruttamento di eventuale energia accumulata (biogas) durante o a discarica completa; ed infine la bonifica e messa in sicurezza.
Per il tipo di sito da impermeabilizzare, la materia prima da impiegare, attualmente, è esclusivamente il manto sintetico in polietilene ad alta densità (HDPE), di spessore da mm 2,0 a mm 2,5 e, ove necessario per il tipo di rifiuto che deve “subire”, la sua applicazione può essere ripetuta ma interposta da altra materia secondaria (naturale o sintetica).
Le saldature dei giunti verranno realizzate con l’utilizzo di attrezzature elettromeccaniche, e il collaudo di tutto il manto impermeabile seguendo la procedura imposta dalla norma UNI 10567.
La progettazione di tubi drenanti posizionati a maglie e convoglianti in un pozzetto denominato di controllo sottotelo, può soddisfare e rispondere al fine di un ottimale controllo e collaudo di tutta la discarica, anche dopo lo zavorramento di protezione del manto impermeabile.
L’infiltrazione delle acque meteoriche in caso di pioggia può innescare un processo di inquinamento di falde e corsi d’acqua per infiltrazione o dilavamento. Nel caso delle discariche, tale infiltrazione aumenta la produzione di percolato e può produrre aumenti di volume delle masse, favorendo fenomeni di scivolamento dei rifiuti. Il capping è un sistema di copertura dell’area interessata che fa sì che si eviti l’inquinamento, la dispersione di odori, fluidi gassosi e polveri contaminanti, la proliferazione di insetti, la presenza di animali randagi ed uccelli, potenziali veicoli di infezioni. Il capping può essere una soluzione temporanea, in attesa dell’asportazione del materiale contaminato, oppure definitiva quando si procede con una seconda copertura di terreno, successivamente rinaturalizzato con piantumazione.
Affinché si raggiungano i risultati previsti, è necessario l’utilizzo di rivestimenti adeguati come guaine geosintetiche e geotessuti, resistenti a trazione e in grado di garantire una posa in opera facile e rapida anche su vaste aree, in elevazione o con sponde ripide e irregolari. La posa in opera di geomembrane e di sistemi di copertura delle discariche offre l’opportunità di sfruttare la raccolta del biogas prodotto nei siti adibiti.
Nella fase successiva si realizzano, intervenendo dall’alto della discarica, delle perforazioni verticali fino ad arrivare vicino alla base di questa e si immettono dei tubi microfessurati in polietilene allo scopo di fuoriuscita gas o asportazione, mediante pompe adatte, del percolato presente su fondo vasca.
Infine, si realizza l’impermeabilizzazione del sito interessato con la collocazione della materia secondaria scelta (per regolarizzare il piano), la collocazione della materia prima HDPE, la saldatura e il collaudo, al fine di evitare infiltrazioni piovane nel sito.
Il pacchetto impermeabilizzante è simile a quello eseguito per le discariche, tranne la qualità (bassa/media densità) e lo spessore anche di 0,5 mm del manto in HDPE, che soddisfa la destinazione d’uso.
In ultima fase si dispone sull’impermeabilizzazione una georete drenante, posizionata in modo graduale, e quindi uno strato di terra vegetale su tutta la superficie interessata del sito inquinato.
Metri Quadrati
Il pacchetto impermeabile in questo tipo di strutture può essere sia esterno (impermeabilizzazione della calotta esterna – galleria artificiale) che interno (impermeabilizzazione della calotta interna – galleria naturale).
Per l’impermeabilizzazione della calotta esterna, l’applicazione del pacchetto avviene come segue:
- utilizzando ponteggi o scale a corda in funzione e conformi alla struttura della galleria artificiale;
- effettuando la zoccolatura e la pulizia dell’area da trattare;
- adagiando i teli del TNT accavallandoli tra loro di pochi cm e posizionandovi sopra i manti in PVC in modo regolare e senza grinfie;
- le saldature dei giunti dei teli in PVC saranno di tipo a doppia pista, ed essendo un tetto non piano, il collaudo verrà eseguito solo a pressione;
- per la protezione ambientale del PVC, il zavorramento con terra o simile avverrà gradualmente al posizionamento di una georete con funzionalità drenante.
Per l’impermeabilizzazione della calotta interna è indispensabile l’utilizzo di un ponteggio a norma mobile e a sbalzo, per consentire il passaggio dei mezzi, montato su carrelli facilmente spostabili al bisogno.
Le fasi dell’applicazione del pacchetto impermeabile sono:
- fissaggio di TNT di grammatura non inferiore a 300 gr/mq per tutto l’arco della calotta, con chiodi in acciaio di diametro e lunghezza idonei al tipo di supporto strutturale della calotta;
- fissaggio meccanico come per il TNT di strisce ritagliate di PVC di larghezza almeno 10 cm, in senso perpendicolare all’arco della calotta. La distanza tra loro dev’essere variabile ma non superiore a 1 m;
- posizionamento del manto in PVC di spessore non inferiore a 2 mm, già a misura in lunghezza uguale alla dimensione totale della calotta, fissandolo internamente e per punti nelle strisce di PVC già fissate;
- il sormonto dei manti in PVC dovrà essere in misura abbondante per una saldatura a doppia pista, senza il rischio di uscita della macchina (comet light), vista la non linearità del supporto della calotta da impermeabilizzare;
- collaudo delle giunture, prima dello spostamento del ponteggio, di tipo a pressione.
Infine, alla base delle due estremità verrà posizionato un tubo drenante per la captazione delle acque sopra telo PVC.
Le terre rinforzate sono opere di ingegneria naturalistica (OG13) con valenza strutturale.
Questo tipo di manufatto trova largo impiego nella realizzazione di opere di sostegno dei terreni (sostegno di terrapieni, fronti di scavo, scarpate), nella realizzazione di rilevati (opere viarie, barriere paramassi, arginature, mascheramenti manufatti in cls) e negli interventi di consolidamento o ricostruzione di scarpate in dissesto o a rischio di dissesto.
Con il solo utilizzo di terreno e di rinforzi strutturali (geogriglie di rinforzo) è possibile realizzare opere con caratteristiche di portanza e di contenimento delle spinte a tergo del tutto simili, per funzionalità, a quelle tradizionali in cemento armato o a gabbionata.
Nell’ambito di una mission sensibile alle tematiche ambientali, I-STONE e il proprio settore operativo “Terre Rinforzate” si inseriscono nel mercato con un prodotto che sta incontrando un sempre maggiore interesse nel mondo dei progettisti (professionisti, enti), in quello dell’impresa e anche in quello degli stessi privati.
I-STONE, dopo anni di esperienza nel settore, è in grado di avvalersi anche di un Ufficio Progettazione Interno. Dalla fornitura del materiale al progetto esecutivo di una terra rinforzata, fino alla realizzazione dell’opera:
un servizio completo a 360°, di tipo “chiavi in mano”.
Le terre rinforzate sono costituite dai seguenti componenti:
- geogriglia: è l’elemento di rinforzo. È flessibile e in grado di sviluppare elevata resistenza a trazione. Alla massima tensione di esercizio (lungo termine) o alla tensione di rottura (breve termine) sviluppa allungamenti contenuti (6-12%). È il componente strutturale della terra rinforzata dato che si oppone agli sforzi di taglio che si generano negli ammassi di terra;
- casseri: il cassero per terre rinforzate è l’elemento di contenimento del paramento frontale. Ha forma ad “L” e un’angolazione regolabile dai 65° ai 72°. Nella posa in opera viene lasciato “a perdere”. È costituito da una rete elettrosaldata in tondino di ferro da 8 mm e maglia 15×15. Non ha funzione strutturale ma solo di confinamento frontale del terreno, al fine di assicurare una superficie finita uniforme e priva di spanciamenti
antiestetici. Viene fornito in moduli da 405 cm e/o 360 cm di lunghezza; - elemento antierosione: è posto fra il cassero e la geogriglia. Può essere o una rete sintetica (poliestere) o una stuoia in fibre naturali. Il suo compito è quello di impedire il dilavamento del terreno di riempimento sul paramento della terra rinforzata;
- picchetti e staffe: i primi sono gli elementi di fissaggio della geogriglia al terreno; i secondi, montati a 60 cm di distanza l’uno dall’altro, servono a tirantare il cassero in ferro per evitare che si apra in fase di compattazione con rullo meccanico;
- terreno di riempimento: detto anche “rilevato strutturale”, è il componente base del manufatto.
Generalmente viene utilizzato terreno in posto. Un rilevato in terra rinforzata, pertanto, si posa in opera sovrapponendo l’uno sull’altro più strati da 60 o 70 cm di spessore l’uno, fino a raggiungere l’altezza di progetto. Per questioni legate al rinverdimento del paramento, qualora venga effettuata l’idrosemina, si preferisce progettare il fronte di un rilevato in terra rinforzata con angolazioni non superiori ai 70-72°. Per particolari esigenze progettuali o per l’ottimizzazione degli spazi, qualora si abbia a che fare con limiti di proprietà o con limiti di aree vincolate da rispettare, è possibile realizzare fronti anche fino ad 80° di inclinazione del paramento, a scapito di un perfetto rinverdimento o di una posa con qualche difficoltà in più.
Il dimensionamento di una terra rinforzata atto a valutarne il costo dell’opera può divenire in una fase successiva parte integrante del progetto di una terra rinforzata, che I-STONE è in grado di realizzare con il proprio servizio interno di progettazione.
Oltre al progetto, l’azienda può anche espletare la pratica di deposito dell’opera presso gli Uffici Sismici provinciali (ex Genio Civile), e la direzione lavori.
L’impermeabilizzazione nelle vasche/serbatoi naturali o artificiali, avviene seguendo le seguenti fasi:
- montaggio ponteggio a norma di tipo fisso o mobile per un’altezza idonea, per eseguire il lavoro di impermeabilizzazione delle pareti in tutta sicurezza;
- applicazione meccanica, murale o per fusione, delle flange dotate di bulloni emergenti, per i tubi di scarico/carico/troppo pieno, ove predisposti a parete e/o sul fondo;
- rasatura fine con malta cementite o simile, per regolarizzare il supporto strutturale delle pareti della vasca/serbatoio, a partire dal piano con l’angolo smussato a 45°, fino a 50 cm oltre il livello dell’impermeabilizzazione stabilito;
- posizionamento del telo TNT e fissaggio provvisorio al di sopra del livello suddetto;
- fissaggio meccanico di profilati in lamierino ≥ 50 mm x 2,0, già prefabbricati o da rivestire in PVC, mediante chiodi o viti ad espansione in acciaio; la scelta del loro diametro, della loro lunghezza e la distanza di applicazione, avviene in relazione all’altezza, al peso del manto e al tipo di supporto strutturale del sito da impermeabilizzare, al fine di assicurare la tenuta nel tempo del pacchetto impermeabile;
- stesura del PVC per tutta l’altezza delle pareti, più almeno 50 cm da destinare al piano, e saldatura ad aria calda con attrezzatura elettrica manuale (LEISTER) sui profilati; i teli vengono sormontati tra loro nella misura giusta per eseguire la saldatura ad aria calda mediante attrezzatura elettromeccanica automatica controllata, del tipo a cuneo (COMET) per realizzare una saldatura del tipo a doppia pista.
Ove non è possibile questo tipo di saldatura (per angoli/spigoli/riparazioni/nelle flange e altro), si utilizzerà l’attrezzo elettrico manuale, denominato LEISTER; - controllo meccanico, con la punta fine di un cacciavite, delle saldature effettuate con il LEISTER e pennellatura con PVC liquido; collaudo delle giunzioni saldate a doppia pista seguendo le procedure imposte dalla UNI 10567 (collaudo a pressione);
- inserimento, bloccaggio meccanico e sigillatura delle contro flange, sulle flange prima posizionate;
- smontaggio attento per non danneggiare le pareti del ponteggio: pulizia e rasatura fine con malta cementite o simile del piano vasca/serbatoio;
- stesura del telo TNT, del manto in PVC e relative saldature.
Infine, oltre al controllo e al collaudo del piano come eseguiti in parete, il collaudo finale della vasca/serbatoio sarà mediante riempimento graduale (per ogni metro in altezza) e controllato nel tempo (collaudo idrico a pressione).
Metri Quadrati
L’impermeabilizzazione dei bacini per il contenimento di acqua (uso agricolo per irrigazione/agriturismo/o altro a fini estetici e ambientali) si può effettuare impiegando come materia prima, oltre ai manti in PVC, il polielofine (da mm 1,2 a mm 2,5) o il polietilene HDPE a media/alta densità (da mm 1,0 a mm 2,0). La materia secondaria, da impiegare come supporto alla primaria, può essere sia naturale (sabbia/terra fine/argilla) che sintetica (TNT/georete/geocomposto/geogriglia/altro).
La procedura da seguire deve rispondere alle seguenti fasi:
- posizionamento della materia secondaria per tutto il bacino se di tipo naturale; se da capitolato, invece, è prevista di tipo sintetico e il suo posizionamento sarà rispondente alla sua conformità, e in modo gradualmente anticipato alla stesura della materia prima (poliolefine o HDPE);
- il sormonto dei manti sarà di misura giusta e idonea per eseguire la saldatura dei giunti mediante attrezzature elettromeccaniche (controllate e revisionate annualmente da aziende preposte), di tipo a controllo automatico (per la saldatura dei giunti a doppia pista) e di tipo a controllo manuale (angoli, pozzetti
scarico/carico, eventuali riparazioni e/o altro) con l’ausilio di materiale di supporto (granulo di HDPE), per teli in polietilene - a fine lavoro, il collaudo sarà eseguito dapprima in modo visivo per tutta la superficie dei teli posizionati (controllo di eventuali intagli, sgranature, tensione del telo oltre i limiti); mentre per ogni giuntura a doppia pista, il collaudo sarà a pressione per la tenuta pneumatica di queste, e a sfaldamento per la tenuta a trazione, com’è nella UNI 10567, per i collaudi di giunture di manti sintetici.
I-STONE realizza lavori fluviali e marittimi, nonché di bonifica ambientale, utilizzando materiali a marchio GREENWALL.
I prodotti GREENWALL garantiscono lunga durata senza alcuna manutenzione, flessibilità ed estrema versatilità, e possono essere utilizzati in varie applicazioni:
- protezione anti-erosione per fiumi, torrenti, canali;
- protezione contro alluvioni;
- argini per canali di irrigazione;
- bonifica aree inquinate;
- canalizzazioni fluviali;
- canali sotterranei;
- rinforzi arginali con barriera idraulica;
- barriera anti-scalzamento di fondazione;
- laghetti artificiali;
- bacini di conservazione acque;
- muri di sostegno;
- muri di contenimento;
- creazione spazi verdi;
- arredo urbano.
Nei porti le lavorazioni relative all’approfondimento dei fondali vengono eseguite mediante l’aspirazione del materiale sabbioso con pompa dragante ad azionamento manuale; tale metodologia si rivela idonea in quanto rispetta tutte le prescrizioni a cui generalmente bisogna attenersi: impatto ambientale, disturbo della quiete pubblica e delle attività commerciali.